Nel primo semestre 2021 abbiamo rivolto ai freelance italiani un questionario on-line, veicolato tramite i social e le principali community di settore sul web, per scoprire aspirazioni, paure e necessità dei lavoratori indipendenti.
Ne è nato un profilo interessante che sottolinea come scegliere l’auto-imprenditorialità sia una scelta consapevole dettata da un desiderio di realizzazione personale e professionale, oltre ad aver individuato comuni denominatori che ricorrono anche tra professionisti di diversi settori ed esperienza.
E tu ti riconosci nel profilo del libero professionista tipo? Scoprilo dai dati della nostra ricerca. Ecco cosa vedremo insieme:
- Il nostro focus group: il profilo degli intervistati.
- Età
- Provenienza
- Settore
- Esperienza
- A quale regime appartengono?
- Perché si sono messi in proprio
- Paure: cosa non li fa dormire la notte
- Come trovano i clienti
- Competenze e mancanze: dove si sentono più forti e dove più deboli?
- Quali i consulenti più utili?
- Dove trovano informazioni?
- Quali le attività più utili per far crescere il proprio business?
- Quanto spendono per queste attività?
Il nostro focus group: il profilo degli intervistati.
Quanti anni hanno?
L’età dei nostri intervistati è compresa tra i 21 e i 60 anni, con una concentrazione maggiore ed importante tra i 25 e i 45 anni.
Da dove vengono?
L’area di provenienza è tutta Italia, con una maggiore presenza nel Nord-Italia, in particolar modo da Lombardia, Trentino e Piemonte.
In che settore lavorano?
Per quanto riguarda l’attività professionale, il nostro focus group presenta un numero prevalente di freelance nella grafica e nell’ambito digital, segue poi con una presenza seppur ridotta, il mercato delle consulenze.
Da quanto sono freelance?
Infine per quanto riguarda il tempo di attività, più del 43% esercita la sua professione da più di 5 anni, seguono i freelance che svolgono la loro attività da 1 a 3 anni con un 24%, il 12% la svolge da 3 a 5 anni, mentre il 14% la esercita da meno di un anno.
Abbiamo quindi diviso per approfondire alcuni temi i liberi professionisti in 3 gruppi:
- Freelance fino a 3 anni > sono in una fase go-to-market e dunque di primo approccio al mercato da liberi professionisti
- Freelance da 3 a 5 anni > sono in una fase di affermazione del loro business
- Oltre 5 anni > hanno già una buona esperienza e dunque sono pronti potenzialmente a successivi step di crescita per capire come si muovono sul mercato per trovare soluzioni utili al loro percorso auto-imprenditoriale e se ci sono variazioni tra un gruppo e l’altro, dunque al crescere dell’esperienza.
Conosciamo meglio i nostri freelance!
A quale regime appartengono i liberi professionisti?
Ritenuta d’acconto.
Circa il 10% usa ritenuta d’acconto, ma non pare essere, come si potrebbe pensare, uno step go-to-market o relativo ad una fase di passaggio, ad esempio da dipendente a libero professionista. Chi utilizza la ritenuta, infatti, si trova in diverse fasi della propria attività, anche oltre 5 anni di esperienza. La fascia d’età è mediamente bassa: il 33,33% è al di sotto dei 30 anni, il 50% si trova tra i 30 e 39 anni, un 8,33% nella fascia dei quarantenni e un 8,33% nella fascia dei 50 anni.
Freelance con regime forfettario.
Il regime più presente è quello della partita IVA forfettaria, si tratta di un 64% degli intervistati. La scelta è dovuta sicuramente incentivata dalle agevolazioni fiscali rispetto alla partita iva ordinaria, quali esenzione IVA e aliquote d’imposta inferiori. Una percentuale così elevata di partite IVA forfettarie cela un dato interessante inoltre sul reddito percepito dai professionisti italiani, infatti si può optare per quel regime solo con una fatturazione lorda inferiore a 65.000€.Questo, come già accennato, ci dà un parametro sul loro fatturato annuo massimo di 65.000 euro e dunque secondariamente di una possibilità di investimento in formazione, comunicazione, consulenze e networking proporzionale al loro inquadramento.
Il forfettario si distribuisce così:
- Poco più del 10% è freelance da meno di 1 anno
- Il 26,25% è freelance da 1 a 3 anni
- Il 18,75% è freelance da 3 a 5 anni
- Il 37,50% è freelance da oltre 5 anni
Il forfettario non sembra essere una scelta legata all’esperienza e dunque da abbandonare in favore dell’ordinario, ma si distribuisce tra le fasce. La presenza inoltre di numerosi freelance nella fascia oltre i 5 anni rafforza il fatto che per molti c’è un limite di crescita al fatturato o una assenza di spese (da valutare soprattutto nel periodo storico in cui siamo legato alle professioni digitali e allo smartworking e ai numerosi lavori intellettuali / creativi del nostro focus group), pur aumentando l’esperienza che rende il forfettario sufficiente.
Liberi professionisti con partita iva ordinaria.
Il 20% circa degli intervistati ha partita iva ordinaria. Di questi:
- Il 4,17% da meno di 1 anno
- Il 16,67% da 1 a 3 anni
- Il 4,17% da 3 a 5 anni
- Il 75% è freelance da oltre 5 anni
Qui la discriminante pare essere dunque l’esperienza. Ritornano almeno al 50% lavoratori dell’ambito creativo e web e si aggiungono commercialisti, avvocati, medici, consulenti di impresa e formatori. Il 50% è in una fascia d’età 29-39 anni, il 25% è tra i 40 e 49 ed il restante 25% tra i 50 e 59 anni.
Soluzioni miste e in attesa di fare il salto per diventare freelance.
Un 10% non ha regime o è ancora dipendente (a volte con una partita iva in parallelo, a volte prima di fare il passaggio alla libera professione).
Ci sono poi delle soluzioni miste, poco presenti nella survey, che sono così distribuite:
- Dipendente + partita iva fortettaria: il 25% lo è da meno di 1 anno, il 50% lo è da 1 a 3 anni, il 25% da 3 a 5 anni. Le mansioni sono per il 50% legate all’insegnamento e per il resto attinenti al mondo della comunicazione,
- Dipendente + partita iva ordinaria: è assente.
Si ipotizza dunque che possa essere una situazione di passaggio o di compensazione dei compensi per lavoro autonomo e indipendente.
La cooperativa non sembra una soluzione presa in considerazione.
Freelance: una scelta consapevole per sentirsi realizzati.
È stato chiesto agli intervistati il motivo per cui hanno deciso di iniziare un’attività in proprio: il 78% degli intervistati ritiene molto importante realizzarsi professionalmente, il 76% considera molto importante la possibilità di gestire il proprio tempo con libertà e il 71% desidera essere padrone del proprio destino.
Ciò che traspare dall’alta percentuale di professionisti che desiderano realizzarsi professionalmente, dunque, è che essere freelance non è una scelta di ripiego, ma una scelta consapevole che a che fare con la qualità di vita professionale e personale.
Chi desidera diventare freelance deve essere psicologicamente preparato a creare e seguire con disciplina e passione una propria routine quotidiana, con la giusta motivazione, dedicando tutto se stesso al proprio progetto imprenditoriale.
Questo stimolo è fondamentale se si considera la necessità continua di formazione e ricerca a cui è sottoposto un libero professionista, l’impegno nella creazione del proprio personal brand e reputazione, lo sviluppo di capacità organizzative del lavoro e comunicative, l’attenzione a non trascurare il proprio benessere psico-fisico e a conciliare il tutto con la propria vita personale e famigliare.
Dall’intervista traspare che solo il 30% ha iniziato la propria attività professionale per migliorare l’aspetto economico e solamente il 13% perché non riusciva a trovare lavoro come dipendente. Un dato importante che è emerso è che solamente il 25% dei freelance ha intrapreso la propria carriera per aver avuto un’idea innovativa, ciò significa che riuscire a differenziarsi e mostrare il proprio valore distintivo è dunque sempre più fondamentale sul mercato.
Le principali preoccupazioni del libero professionista: cosa non fa dormire la notte un freelance?
La sfera economica: sopravvivere nella jungla delle partite iva.
Le principali preoccupazioni percepite in generale da tutti i freelance, indipendentemente dallo step in cui si trovano, hanno a che fare con la sfera clienti / economica e sono:
- Non avere entrate costanti: 80%
- Non trovare clienti: 78%
- Non guadagnare abbastanza per essere indipendenti: 75%
- Avere clienti che non pagano: 69%
Dividendo i freelance in anni di attività possiamo capire meglio quali sono le preoccupazioni più presenti all’avvio dell’attività e ad attività avviata.
> 1 anno: per chi è agli inizi non trovare clienti è il trauma maggiore con il 93% che è preoccupato di questo aspetto. Anche il riuscire ad avere costanza nei propri guadagni e far sì che questi siano sufficienti per garantire l’indipendenza hanno un focus molto molto alto (89%). Cala il timore di avere troppe spese per l’apertura della propria attività (71%), dovuto probabilmente allo smartworking e alla digitalizzazione che favorisce il mettersi in proprio a costi contenuti.
1-3 anni: al crescere dell’esperienza, dopo la fase go-to-market, il non trovare clienti resta una preoccupazione molto importante per l’83%, dunque con un calo di 10 punti percentuale. Cala, ma resta importante anche il timore di non avere entrate costanti (79%), mentre aumenta leggermente la paura di clienti che non pagano (72%).
3-5 anni: sale nuovamente la paura di non trovare clienti, che interessa ben il 92% degli intervistati, al 75% invece il non avere entrate costanti e al 71% stabile la paura che i clienti non paghino. Si può pensare che questa sia una fase di crescita del freelance, dove si verifica un turnover probabilmente dei clienti attivi e la necessità di clienti più grandi o alto spendenti.
5+ anni: le preoccupazioni in generale per questa fascia calano dal punto di vista economico. Solo il 66% è particolarmente preoccupato di non trovare clienti, il 77% di non avere entrate costanti.
Dai dati sopra-elencati potremmo trarre le seguenti conclusioni: la paura di non avere entrate costanti interessa mediamente circa l’80% dei freelance, ma i più preoccupati sembrano essere, come era prevedibile, i professionisti con meno di un anno di attività. Il timore di non trovare clienti resta particolarmente alto entro i 5 anni di esperienza, con un picco iniziale e nella fase 3-5 anni, dunque nella fase go-to-market e probabilmente nel successivo step di crescita. La fascia oltre i 5 anni è quella con meno timori, infatti solamente il 66% riporta particolari preoccupazioni. La paura di non guadagnare abbastanza per essere indipendenti interessa più del 70% dei freelance e ancora una volta i professionisti con pochi anni di attività sembrano essere i più intimoriti. Per quanto riguarda invece l’avere clienti che non pagano, è un tema su cui i liberi professionisti si sentono relativamente più sicuri. Infine per quanto riguarda il timore di avere troppe spese, è più sentito dai freelance con meno di un anno di attività. In seguito scopriremo quanto budget dedicano i freelance alle varie voci di costo.
Sembrano invece non esserci particolari preoccupazioni sull’avere colleghi con cui confidarsi, sul non sapere dove ottenere informazioni affidabili e sul non avere abbastanza competenze, come vediamo di seguito.
Non avere colleghi con cui confidarsi.
- Il 43% dei freelance con meno di 1 anno di attività è poco preoccupato
- Il 64% dei freelance con 1-3 anni di attività è poco preoccupato
- Il 54% dei freelance con 3-5 anni di attività è poco preoccupato
- Il 73% dei freelance con più di 5 anni di attività è poco preoccupato
Non sapere dove ottenere informazioni affidabili.
- Il 68% dei freelance con meno di 1 anno di attività è poco preoccupato
- Il 60% dei freelance con 1-3 anni di attività è poco preoccupato
- Il 50% dei freelance con 3-5 anni di attività è poco preoccupato
- Il 73% dei freelance con più di 5 anni di attività è poco preoccupato
Non avere abbastanza competenze per essere liberi professionisti.
- Il 46% dei freelance con meno di 1 anno di attività è poco preoccupato
- Il 57% dei freelance con 1-3 anni di attività è poco preoccupato
- Il 58% dei freelance con 3-5 anni di attività è poco preoccupato
- Il 76% dei freelance con più di 5 anni di attività è poco preoccupato
Come era prevedibile, all’aumentare degli anni di esperienza, diminuiscono le preoccupazioni. In linea generale grazie al web questi problemi sono facilmente arginabili, perché si può rimanere in contatto con chi si desidera, esistono numerose fonti autorevoli da cui raccogliere informazioni e si ha un’ampia scelta dei corsi di formazione da poter seguire. Molti freelance intervistati con oltre 5 anni di attività hanno un’età anagrafica più alta rispetto alla media. Il crescere delle loro preoccupazioni in queste sfere potrebbe combaciare con una meno predisposizione ai mezzi digitali per far fronte a queste preoccupazioni.
Come trovano i clienti i liberi professionisti?
Un vincitore su tutti: il 96% professionisti ritiene essenziale per trovare nuovi clienti il passaparola, a riprova che lavorare bene e avere un buon personal branding e una buona reputazione è essenziale e non può mancare nella propria strategia.
Seguono poi i social con un 70%, il sito web con 62% e la partecipazione a eventi con 56%, considerati però mediamente meno importanti.
Nel nostro blog puoi trovare l’articolo sull’inbound marketing nel quale vengono spiegati gli strumenti per attrarre pubblico di qualità.
In quali ambiti si sentono più sicuri e più deboli i freelance?
Per quanto riguarda le competenze acquisite, molti liberi professionisti si sentono poco preparati nell’area amministrativa, invece per quanto riguarda le attività più creative, come l’ambito comunicativo, organizzativo e digitale, la percentuale di sicurezza aumenta notevolmente. Si può supporre che questi dati siano influenzati sia dal mondo di appartenenza dei freelance, infatti come citato precedentemente, molti professionisti operano nel mondo della grafica e del digital e dunque sono maggiormente autonomi su questa sfera, sia dall’orientamento “fai da te” spesso intrapreso dai freelance e dalla facilità di reperimento di informazioni e corsi in questa sfera, spesso anche gratuiti.
Quali i consulenti fondamentali dunque per mettersi in proprio?
In linea con quelle che sono le competenze e insicurezze avvertite, per avviare e mantenere un’attività professionale la figura indispensabile per tutti è senza ombra di dubbio il commercialista, seguono con risultati molto più marginali: grafico, sviluppatore per i siti web e social media manager, dunque la sfera che a che fare con la propria comunicazione e promozione.
Se consideriamo due distinte fasi del ciclo di vita lavorativo del freelance la richiesta dei professionisti citati sopra cambia molto. In linea generale il commercialista è richiesto molto sia all’avvio dell’attività sia ad attività avviata. Il discorso cambia completamente per i grafici, i programmatori e i social manager, infatti sono richiesti più all’inizio dell’attività, dunque per impostare la propria presenza sul mercato, mentre ad attività avviata sono meno richiesti.
A chi si rivolgono i liberi professionisti per trovare informazioni utili?
Molti liberi professionisti hanno trovato di grande aiuto i social, per poter ampliare le proprie conoscenze e per ricevere le informazioni desiderate per la propria professione. I social più utili sono: Facebook, Instagram e Linkedin.
Tra i siti web e gli utenti, i più ricorrenti sono stati Ninjamarketing e siti simili, mentre per quanto riguarda gli utenti e mondo podcast spicca Chiara Battaglioni per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro e Marco Montemagno per tutti gli aspetti legati alla comunicazione efficace.
Per quanto riguarda invece il mondo offline, i principali aiuti sono giunti da: commercialisti, altri professionisti del settore, camere di commercio e eventi di settore.
In ogni caso i freelance optano maggiormente per il mondo online, rispetto al mondo off-line, grazie alla facilità con cui si possono raggiungere le informazioni sul web.
Quali le attività più utili per far crescere il proprio business?
Molte le attività che vengono ritenute fondamentali se non molto importanti dal libero professionista per crescere e realizzarsi professionalmente.
L’89% degli intervistati ritiene importante leggere articoli, new e blog per restare al passo con le tendenze e per poter esercitare la propria attività in maniera efficace. Questo a rafforzare quanto il digitale ed il costante bisogno di aggiornamento siano fondamentali per i freelance, oltre al fatto che queste risorse sono nella stragrande maggioranza completamente gratuite e dunque accessibili a tutti.
Segue la partecipazione a eventi di networking per poter ampliare i clienti, le partnership ed in generale la propria rete di contatti con l’88%.
La formazione è un tema sensibile per i freelance: mediamente più dell’84% considera importante partecipare a corsi di formazione l’86% a eventi formativi, corsi e webinar on-line.
La lettura di libri segna l’82%, le consulenze l’81% e infine l’iscrizione a una community online l’80%, tema da non trascurare soprattutto nella prima fase della carriera, quando ci si sente più soli e si ha una rete di contatti e confronto meno sviluppata. Questo è inoltre uno dei motivi che li spinge ad esempio, oltre ad una questione di costi, a lavorare in co-working. È comprensibile dunque come il 50% lo consideri molto importante o fondamentale. Seguito a ruota da un 30% che lo reputa abbastanza importante.
Ma quanto spendono i liberi professionisti per far crescere il proprio business?
Abbiamo chiesto ai freelance quanto spendono mediamente in 5 categorie: formazione on-line e off-line, partecipazione a eventi on-line e off-line, iscrizione ad associazioni di categoria / gruppi di networking, consulenti amministrativi, consulenti marketing e comunicazione e abbiamo rapportato questi dati agli anni di esperienza.
Per quanto riguarda i costi di formazione, i costi più alti sono sostenuti dai professionisti con più di 5 anni di attività (il 16% spende più di 1.500€, il 22% dai 500 ai 1.500€, il 41% da 0 a 500€, il 21% nulla) e dai professionisti con meno di un anno di attività (il 4% spende più di 1.500€, il 33% dai 500 ai 1.500€, il 58% da 0 a 500€, il 4% nulla). Questo potrebbe far pensare che la formazione sia avvertita come più importante nella fase go-to-market dove effettivamente c’è necessità di acquisire competenze, mentre venga poi alleggerita nella fase di assestamento professionale per poi tornare più utile in un possibile successivo step di crescita e differenziazione / aggiornamento o per maggiore disponibilità di budget.
I freelance con più di 5 anni di attività e con meno di un anno sembrano essere le categorie che spendono la cifra più elevata anche per la partecipazione ad eventi, probabilmente per poter incontrare nuovi clienti e per espandersi. In generale, invece, mediamente viene dedicata una piccola parte del budget agli eventi, infatti molti freelance o non spendono nulla o spendono massimo 500€.
L’iscrizione a associazioni sembra impiegare risorse limitate, infatti la maggioranza dei freelance non spende nulla. Una parte limitata spende fino ai 500€, ma i professionisti che spendono più di 500€ sono veramente pochi. Da un lato sicuramente mancano associazioni a cui iscriversi dedicate ai freelance nello specifico o a queste vengono preferite formule aggregative gratuite on-line come gruppi Facebook ad esempio.
I costi per la consulenze amministrative sembrano essere i più elevati, anche perché imprescindibili per la propria attività. In linea generale i costi oscillano tra i 500 e i 1.500€ e la categoria che sembra soggetta ai costi maggiori è quella dei professionisti con più di 5 anni di attività, che è anche quella con la maggiore presenza di regime ordinario (il 17% spende più di 1.500€, il 50% spende dai 500 ai 1.500€, il 29% da 0 a 500€).
Per quanto riguarda i costi legati alla figura del consulente di marketing e comunicazione, sono quelli più bassi, moltissimi freelance infatti non destinano nessuna parte del budget a questa attività. In linea di massima più aumenta l’esperienza, più aumenta il budget e si passa dal 75% di chi non spende nulla al di sotto di un anno di esperienza al 48% oltre i 5 anni di esperienza. Vi sono poi dei picchi come il 10% spende più di 1.500€ nella fascia di esperienza oltre i 5 anni e il 6% nella fascia 1-3 anni. Tra i 500 e i 1.500 euro si attestano invece l’8% di chi ha >1 anno di esperienza, il 6% da 1 a 3 anni, il 21% da 3 a 5 anni e solamente il 3% spende dai 500 ai 1.500€. Ma in linea generale la spesa del nostro focus group resta limitata. Una motivazione plausibile può essere legata come detto precedentemente alla facilità con cui si può accedere alle informazioni online, ai numerosi corsi disponibili, alla natura autodidatta del freelance e al fatto che molti dei nostri intervistati appartengono a questa categoria.
Le parole di alcuni freelance intervistati.
È stato chiesto infine di condividere alcune esperienze o di trattare dei temi percepiti come sensibili. A seguire sono riportate alcune citazioni:
- “Lavorando con imprese e liberi professionisti spesso manca la parte di fattibilità dell’impresa, sperimentazione e elaborazione del flussi di lavoro”
- “L’essere freelance è un tipo di mentalità, non solo una scelta economica o lavorativa, se diventa un peso non è la strada giusta! “
- “Faccio marketing digitale quindi non ho avuto bisogno di un professionista per queste attività, ma penso siano necessarie per avviare il proprio business”
- “Livello di timore legato al senso di inadeguatezza da principiante”
Speriamo che questo articolo sia stato utile!
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